di Luigi Accattoli
Il Papato lascia l’Europa e va nelle Americhe: è un evento che dice la capacità del nuovo che abita il cuore antico della Chiesa Cattolica e la pone ancora una volta sul proscenio della storia, nella stagione del rimescolamento planetario dell’umanità. Va oltre l’Atlantico e sceglie un cardinale del sub-continente americano, cioè un uomo del Sud del mondo, ora che il Sud povero sta sfidando il Nord ricco in nome dei suoi diritti e delle sue necessità.
Sono questi i primi due segni dell’elezione a Papa del cardinale Bergoglio, ma ve ne sono altri, tutti nel segno della novità, che insieme potrebbero aiutare la Chiesa di Roma a superare quel complesso dell’arretramento che sembra averla colpita lungo gli ultimi quattro decenni, a partire dalla contestazione giovanile degli anni sessanta del secolo scorso, che coincise con l’inizio del conflitto interno sull’eredità del Vaticano II.
Il terzo segno viene dall’eletto, che ha scelto di chiamarsi Francesco, un nome che racchiude un destino: nell’età di mezzo Francesco d’Assisi andò al soccorso della Chiesa di Roma in risposta alla chiamata avuta nel sogno: “Francesco ripara la mia Chiesa”; ed oggi, ottocento anni dopo l’avventura del Poverello, un Papa per la prima volta prende quel nome che è sempre restato un programma e con ciò segnala di volerne assumere la missione che è di ritorno al Vangelo “sine glossa”, cioè senza adattamenti.
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